Recensioni

Un nuovo talento si affaccia nel campo della pittura Riccardo Lavigna.
GLI OCCHI SPECCHIO DELL'ANIMA

Nicola Violante

Ogni tanto capita di imbattersi in una novità nel campo dell'arte figurativa. È il caso di Riccardo Lavigna pittore autodidatta andriese, classe 1968.

Già dall'età di 5 anni Riccardo Lavigna scopre di avere in sè una dota artistica a lui sconosciuta. Pur non approfondendo gli studi artistici " Vignardo " questo il suo pseudonimo, apprende e studia da solo le tecniche e gli stili dei maggiori pittori rinascimentali fino a perseguire con ossessione la perfezione fotografica e lo stile maniacale proprio dell'iperrealismo americano degli anni '70.

I suoi dipinti acrilici sono rivolti verso lo studio del corpo umano, fino a raggiungerlo in maniera perfetta, quasi fotografica, ma lasciano sempre l'incertezza e la possibilità di chi guarda i suoi dipinti di dare un senso personale. La raffigurazione perfetta di quello che i suoi occhi guardano, il mondo a suo modo, mai complicato, sempre un gradino sopra la realtà di tutti i giorni, sempre alla continua ricerca di una verità, sono l'espressività dell'artista.

I suoi quadri rappresentano esattamente la fotografia del momento, i suoi colori sono sempre caldi, accurati nella scelta, si fondono dolcemente, si estendono con la dovuta dolcezza e riservatezza, senza mai disturbare. Il pennello corre liscio sulla tela, accarezzandola, dando colore con ogni pennellata successiva, a voler abbracciare la figura che rappresenta.

Tra i suoi lavori rilevanti e di grande impatto visivo citiamo Tritone e Nereide, un dipinto dove i corpi si abbracciano, si stringono in assoluta castità, coprono le loro parti calde, a voler celare quanto resta nell'intimità, i loro corpi sono delicati, ma di grande forza.
Bodies esprime la forza dell'atto sessuale, alla continua ricerca del piacere, sempre discretamente lo ricercano ma non lo lasciano mai intendere, i loro corpi sono caldi, armoniosi, intensi, e anche nei colori acrilici scelti, nonostante siano di immediata compattezza, trasformano la tela in una visione immediata di quello che l'artista vuole comunicare. "Voglio che siano gli altri a trovare il significato nei miei quadri, non io a suggerirne uno". Il significato immediato ai quadri raffigurativi è che l'artista cura i particolari anche i più sottili, quelli che normalmente sfuggono all'occhio meno attento.
Nel suo Autoritratto l'artista infatti esprime esattamente la sua figura, il suo volto pieno di incertezze, contraddizioni, scelte di verità. È avvolto in un foulard dai colori intensi, proprio a voler trasmetter il calore che lo avvolge, ma il suo volto è diviso a metà, la parte che fa vedere è pensierosa, quasi cupa, come a voler dire che l'altra parte di se stesso è ancora da scoprire, a voler indurre chi guarda l'autoritratto a immaginarselo come sarebbe stato completo.
In Intrusi la classica natura morta prende vita, non ha i colori spenti che spesso vengono usati per raffigurarla, ma hanno tinte forti, intense, e come disturbatore del quadro ci sono due spilli che "rovinano" l'immagine perfetta, come voler essere dall'artista comunicato che anche le cose statiche hanno qualcosa che cambia l'immagine.
In Last Temptation la donna viene vista come una tentazione innocente, materna e mai volgare, i fiori che accerchiano il suo volto fino a riflettersi sopra lo stesso sono delicatissimi, lo avvolgono e lo accarezzano, come fossero stati concepiti dalla stessa, come fossero le mani di un figlio da lei stessa creato.
In Embrace viene raffigurato l'atto sessuale, pudicamente nascosto. Infatti qui per la prima volta l'artista volutamente non delinea perfettamente i corpi, ma li lascia quasi privi di una forma fisica, volendo quasi mettere un vello sull'atto sessale che si sta compiendo.
Il ricordo di un viaggio a Roma, amato e attaccato a dei ricordi ben precisi e a un momento ben preciso della vita dell'artista, sono rappresentati nei tre dipinti paesaggistici Colosseum, Rome e Piazza Navona. "Le immagini di un viaggio col tempo sbiadiscono, ti restano solo flash" dice l'artista, e questo viene perfettamente rappresentato nei tre dipinti, infatti pur essendo un artista di arte figurativa, preferisce che i monumenti o la visione di Roma rappresentati siano sbiaditi, non delinati e non disegnati perfettamente.
Una considerazione a parte viene fatta per David che richiama la famosa statua di Michelangelo che riporta su tela con gli stessi lineamenti, ma che l'artista rende propria l'immagine a volersi rispecchiare. Infatti al contrario dell'opera famosa l'artista aggiunge gli occhi alla statua, i suoi stessi occhi, come a voler far rivivere la celebre opera. La scultura rivive in questo dipinto, riprende vita, volontà proprio dell'artista di farla guardare, e a far si che in qualche modo osservi il suo stesso mondo, usando i suoi occhi, la sua vita, le sue difficoltà. In realtà forse è l'opera che più lo rappresenta, che simboleggia propriamente l'artista, quasi marmoreo nell'aspetto, ma con due occhi che guardano con attenzione il mondo di tutti i giorni, lo accarezzano, lo fanno proprio e che dal mondo assorbono le gioie e i dolori, che entrano nella scultura del suo corpo e restano li imprigionati, e che non riescono a trovare uscita essendo il corpo di marmo. Ma la nota soave dell'opera e che anche se il corpo resta li fermo, eretto per sempre, e rigido, gli occhi riescono a rimescolare i suoi stai d'animo e a essere mezzo di fuga e di trasmissione dei suoi sentimenti.